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sabato, Maggio 18, 2024

Vecchi tessuti e tradizioni tornano in vita grazie a Tèssere

Quattro amiche in Sardegna recuperano tessuti e tradizioni, materia e saper fare. La cooperativa sociale “Schema libero” tiene insieme tre aspetti: ambientale, culturale e sociale

Sara Dellabella
Sara Dellabella
Giornalista freelance. Attualmente collabora con Agi e scrive di politica ed economia per L'Espresso. In passato, è stata collaboratrice di Panorama.it e Il Fatto quotidiano. È autrice dell'ebook “L'altra faccia della Calabria, viaggio nelle navi dei veleni” (edizioni Quintadicopertina) che ha vinto il premio Piersanti Mattarella nel 2015; nel 2018 è co-autrice insieme a Romana Ranucci del saggio "Fake Republic, la satira politica ai tempi di Twitter" (edizione Ponte Sisto).

Siamo nel secondo borgo più bello d’Italia, Baunei. Qui quattro amiche fin dall’infanzia hanno dato vita nel 2005 ad una cooperativa sociale dal nome “Schema libero” per servizi educativi e culturali che in questo angolo di Sardegna, nella zona dell’Ogliastra, mancavano. Il paese conta 3500 abitanti con grandi potenzialità dal punto di vista ambientale e culturale. “Il progetto Tèssere nasce nel 2013, anche se era molto tempo che ci stavamo pensando – racconta Augusta Cabras, presidente della Cooperativa – grazie ad un bando della Fondazione con il Sud che richiedeva tutte quelle cose che noi avevamo cullato negli anni, ovvero l’idea che insieme al recupero del tessuto ci fosse anche un recupero culturale, un saper fare delle donne. Qualcosa che passasse per il recupero sociale e l’occupazione femminile molto bassa nell’isola. Questo bando metteva insieme questi tre aspetti: ambientale, culturale e sociale“.

Schema libero: circolarità di materie e mestieri

Così con Tèssere si recuperano non solo i vecchi tessuti, ma anche l’antica sapienza della tessitura, tradizioni e identità locali di un territorio. Una circolarità che non si ferma alle materie, ma che si estende a mestieri che rischiano di scomparire vittime dei diktat della digitalizzazione.

“Nel 2013 abbiamo inaugurato due laboratori e abbiamo dato il via a questa avventura, con sette persone impegnate nel laboratorio tra tessitrici, designer, operaie generiche che selezionano e tagliano i tessuti – continua Augusta – Abbiamo iniziato non senza fatica perché  l’artigianato ha necessità di essere posizionato sul mercato e perché le novità non sono certo facili da comprendere”.
La comunità locale ha colto subito la portata di questo progetto iniziando a donare i tessuti che aveva in casa e che nella maggior parte delle volte sarebbero finiti in discarica, per questo si può dire che quello di Tèssere sia diventato un progetto di comunità. Senza contare che i capi che arrivano in buono stato vengono donati alla Caritas per aiutare le famiglie in difficoltà.

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Foto: Tèssere – Cooperativa sociale “Schema libero”

Vecchi abiti che diventano nuovi tessuti

I capi una volta arrivati ai laboratori, vengono selezionati e tagliati a strisce, che diventano la trama del telaio e quindi anziché acquistare filati nuovi usiamo questi tessuti che si trasformano in borse, accessori per l’abbigliamento e la casa.
“Su Facebook è possibile inviare il proprio ordine, scegliendo prodotto e colore. Si tratta di pezzi unici, perché non possiamo fare cento pezzi uguali perché i tessuti cambiano sempre. Certe volte abbiamo richieste per cento pezzi rossi, ma non sempre è possibile, anche acquistando dei pezzi di tessuto…ma comunque non verranno mai dei pezzi uguali. È la particolarità e il limite, forse, dell’artigianato” confessa Augusta.

Chi compra da Tèssere?

Persone che hanno una spiccata sensibilità ai temi ambientali, con il desiderio di contribuire al tema della terra. “I primi clienti sono stati i turisti che arrivavano dal nord Europa e poi abbiamo notato, con il tempo, un aumento della sensibilità anche negli italiani. Il nostro è un piccolo borgo, ma turistico, quindi arriva gente da ogni dove” spiega Augusta che non si mostra particolarmente preoccupata dalle limitazioni imposte dalla pandemia al turismo, dopo che l’anno scorso la regione ha registrato il “tutto esaurito” per la stagione estiva.

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Il giusto prezzo dell’artigianato

Tèssere è un prodotto circolare a 360 gradi. Che tiene insieme ambiente, sociale, identità culturale e empowerment femminile. Per questo sarebbe importante che le istituzioni locali riconoscessero degli aiuti a chi è riuscito a creare valore per il proprio territorio che spesso negli indici di benessere non si posiziona nelle prime posizioni per quanto riguarda l’occupazione femminile. “Ci vorrebbero delle borse lavoro per un’attività che è anche sociale, senza che i costi del lavoro siano scaricati tutti su chi assume” ipotizza Augusta, mentre riflette su quali siano le difficoltà incontrate nel lancio del progetto. E poi “certe volte si fa fatica a spiegare perché i prodotti sono più cari della media. Qui tutto viene fatto a mano, dietro ogni prodotto ci sono ore di lavoro che vanno pagate adeguatamente”. E questo è uno dei punti cardini di quella che chiamiamo sostenibilità.

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