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sabato, Maggio 18, 2024

Plastica in mare e negli oceani: ecco gli “aspirapolvere” che la catturano e raccolgono

Il World Economic Forum prevede che nel 2050 il peso della plastica negli oceani supererà il peso degli animali marini. Che fare dunque con le tonnellate di rifiuti che inquinano i nostri mari? Dalle barriere ai robot fino fino alla barca made in Italy, sono tanti i sistemi che provano a ripulire il patrimonio blu

Alessandro Marini
Alessandro Marini
Social media manager, seo copywriter e content creator. Fa parte del network di Eco Connection Media. Si occupa della gestione dei social network e della redazione di testi SEO per Green Factor. Cura la rassegna stampa per l’agenzia di comunicazione PressPlay. Gestisce i social media ed il confezionamento dei contenuti per la testata giornalistica Sapereambiente

L’inquinamento da plastica è una delle minacce più pericolose per i mari e oceani del pianeta che compromette gravemente gli equilibri di questi fragili ecosistemi. Basti pensare che attualmente si stima che siano presenti complessivamente 150 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nei mari di tutto il mondo, con un aumento annuo di circa 8 milioni di tonnellate. Non solo: il World Economic Forum, nei dati presentati nell’ambito del progetto Global Plastic Action Partnership del 2021, prevede che nel 2050 il peso della plastica negli oceani supererà il peso complessivo degli animali marini.

Anche nel Mar Mediterraneo la situazione appare drammatica: l’Ispra, nello studio presentato nel corso del webinar “Specie aliene, stock ittici e rifiuti: come stanno oggi i nostri mari?” in occasione della Giornata mondiale degli oceani 2021, ha spiegato che attualmente più del 63% delle tartarughe marine ha ingerito plastiche, mentre nel Mar Tirreno la stessa sorte ha riguardato più del 50% dei pesci analizzati. Inoltre, nel nostro Paese, è stato calcolato  che ogni 100 metri di spiaggia vi siano una media di 400 rifiuti abbandonati. Di questi il 60% sono borse per la spesa, cotton fioc, posate usa e getta, cannucce e bottiglie.

Cosa fare? Come contrastare l’inquinamento da plastica che affligge i nostri mari? Non ci stancheremo mai di ripetere che il miglior rifiuto è quello che non si produce, e dunque l’economia circolare va praticata sin dalla prevenzione e dalla progettazione. Meno manufatti in plastica circolano, è proprio il caso di dirlo, meno possibilità ci sono che questi diventino rifiuti. Così come ha recentemente ribadito la direttiva Sup.

Ma che fare coi rifiuti già esistenti? Una soluzione è nelle “aspirapolveri” della plastica, macchine progettate e utilizzate per dare risposta a questo problema e ripulire il nostro patrimonio blu. Ne esistono di diversi tipi, andiamo alla loro scoperta.

Leggi anche: Plastica monouso vietata dal 3 luglio. Ma dubbi e scontri sulla direttiva Sup restano

La Manta, la prima barca a vela ecologica di SeaCleaners

Nato per volere di Yvan Bourgon, uno dei navigatori più famosi al mondo, SeaCleaners è un polo tecnico che ha l’obiettivo di ridurre in modo drastico l’inquinamento da plastica nei mari di tutto il mondo e che attualmente sta sviluppando La Manta, una enorme barca a vela tecnologica, ecologica e innovativa che dal 2024 riuscirà a raccogliere e smaltire macro e micro rifiuti di plastica presenti nei mari. Avrà uno stabilimento di bordo che permetterà di gestire la totalità dei rifiuti raccolti: l’obiettivo, dichiarato, è quello di raccogliere dalle 5000 alle 10000 tonnellate di plastica all’anno.

Inoltre La Manta riuscirà a funzionare con energie rinnovabili per il 75% delle volte in cui verrà utilizzata, dunque senza l’uso di combustibili fossili. Quando poi entrerà nei porti verrà sfruttata come polo scientifico per analizzare dati e per sensibilizzare le persone sul tema.

Seabin, gli speciali cestini “mangia-rifiuti”

Creato dagli australiani Pete Ceglinski e Andrew Turton nel 2014, Seabin è uno speciale cestino galleggiante che ha il compito di raccogliere 24 ore su 24 le macroplastiche, microplastiche e microfibre presenti nelle acque in superficie: circa 1,5 kg al giorno, 500 kg in un anno. Un cestino può contenere fino a 20 kg di rifiuti e una volta arrivato al limite di capienza, viene prontamente svuotato e rimesso in funzione. Attualmente può essere utilizzato nei porti o in luoghi vicino alla terraferma, perché alimentato ad elettricità.

In Italia è approdato nel 2018 anche grazie alla campagna LifeGate PlasticLess. Al termine della campagna 2021 ‘Un mare di idee per le nostre acque’ di Coop in collaborazione proprio con LifeGate, prevista per ottobre, saranno in tutto 46 – 12 nel 2020 e 34 quest’anno – i cestini mangia rifiuti presenti nei mari, nei fiumi e nei laghi italiani, con l’obiettivo di raccogliere 23 tonnellate di plastica in un anno.

WasteShark, il robot autonomo che aspira i rifiuti dal mare

Ci spostiamo in Olanda, dove la RanMarine Techonolgy ha creato WasteShark, uno speciale robot che, già da qualche tempo, raccoglie in totale autonomia i rifiuti che incontra in acqua, portandoli poi a riva: a quel punto toccherà all’uomo la rimozione finale delle plastiche dai mari. WasteShark a breve sarà supportato da un drone volante – in grado di raccogliere dati in maniera autonoma durante la scansione delle acque – che gli segnalerà in tempo reale i rifiuti e le ipotetiche fuoriuscite di petrolio.

Mr.Trash Wheel, la ruota galleggiante icona di Baltimora

Negli anni ha raggiunto una grandissima popolarità per la sua forma curiosa, per quei simpatici occhioni e quella grande bocca posti a prua, pensate che su Instagram e Facebook vanta oltre 21mila follower, numeri degni dei migliori influencer. Stiamo parlando di Mr.Trash Wheel che dal 2014 percorre ogni giorno l’Inner Harbor, il porto di Baltimora, negli Stati Uniti, alimentato dalla corrente (a ruota idraulica) o, in giorni senza vento, dall’energia prodotta da un pannello solare posto sull’imbarcazione.

Il suo obiettivo è raccogliere rifiuti e depositarli in un cassonetto. Successivamente questi vengono portati a un inceneritore, generando energia per gli abitanti del Maryland. Non finisce qui: dal 2016 Mr.Trash Wheel ha un fratello minore, ribattezzato il Professor Trash Wheel, che fa da diga, impedendo ai rifiuti presenti nel porto di uscire in mare aperto.

Pelikan, la barca aspira plastica nata in Italia

Creata dall’azienda anconetana Garbage Group in collaborazione con il cantiere nautico Cpn, Pelikan è una barca ecologica che raccoglie e trattiene i rifiuti presenti nelle acque. Non solo plastica, perché questa speciale imbarcazione è in grado di trattenere anche i rifiuti oleosi. Al suo interno è presente un sistema di filtraggio che separa le varie tipologie di rifiuti. Oggi Pelikan, considerata la migliore barca al mondo per la raccolta di rifiuti, può essere ottimizzata in base alla richiesta del cliente e per il 2022 sarà pronto il primo modello ibrido.

Le barriere anti plastica nel Tevere e nel Po

Molta della plastica che si riversa in mare arriva dai fiumi. Per evitare che questo accada, sui principali corsi d’acqua in Italia sono state predisposte delle speciali barriere antiplastica. Nel 2019 è iniziata la fase sperimentale sul Tevere e nel 2020 sull’Aniene, i due fiumi che attraversano Roma: ad aprile 2021 erano stati raccolti circa 100 kg di rifiuti al giorno, che in totale fanno circa 6 tonnellate nel corso di quasi 18 mesi. Numeri buoni, tanto che in questi giorni sono state inaugurate due nuove barriere sul principale corso d’acqua della Capitale – in corrispondenza di Ponte Mazzini e Ponte Sisto – che saranno in grado di raccogliere e portare a riciclo la quasi totalità delle plastiche che riusciranno a bloccare.

Spostandoci più a nord, tra settembre 2019 e gennaio 2020, è partita “Po d’Amare”, la sperimentazione sul Po, il fiume più grande d’Italia, con l’obiettivo di intercettare i rifiuti plastici prima che arrivino al mare attraverso il posizionamento di apposite barriere lungo il corso d’acqua. Un progetto che ha coinvolto le zone di Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, di Sacca di Colorno, in provincia di Parma, e la città di Torino. I rifiuti intercettati dalle barriere sono stati poi raccolti grazie all’ausilio di piccole imbarcazioni e inviati agli appositi centri di raccolta.

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