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domenica, Dicembre 22, 2024

Nell’Unione Europea i piani agricoli nazionali sono di un colore verde sbiadito

La nuova relazione della Corte dei conti europea sottolinea che esiste un abisso tra i valori e gli obiettivi climatico-ambientali dell’Unione Europea e i piani agricoli elaborati dagli Stati membri nel quadro più generale della Politica Agricola Comune. “Mancano elementi chiave per valutare la performance ecologica”

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Redazione EconomiaCircolare.com

C’è un abisso tra i valori e gli obiettivi climatico-ambientali dell’Unione Europea e i piani agricoli elaborati dagli Stati membri: è questa la netta conclusione di una relazione pubblicata dalla Corte dei conti europea. La Politica Agricola Comune (PAC) per il periodo 2023-2027 ha dato agli Stati membri la flessibilità necessaria per riflettere nei propri piani gli ambiziosi obiettivi ecologici dell’UE. Tutti gli Stati membri, però, si sono avvalsi delle esenzioni per le condizioni agricole e ambientali, mentre alcuni di essi hanno ridotto o ritardato l’applicazione delle misure verdi necessarie per ottenere i fondi dell’UE. Nel complesso, gli auditor della Corte concludono che i piani nazionali della PAC non sono molto più ambiziosi di prima per la tutela ambientale.

Della PAC, ovvero della Politica Agricola Comune, si è parlato soprattutto nello scorso inverno e nella scorsa primavera, quando gli agricoltori di mezza Europa hanno manifestato contro gli obiettivi ambientali sanciti dalla Commissione europea. A essere presa di mira è stata in quella occasione proprio la PAC, vale a dire un ambito di intervento fondamentale dell’Unione europea, a cui è destinato il 31% della dotazione finanziaria dell’UE per il periodo 2021-2027. Basata sui piani definiti da ciascuno Stato membro, si articola in due fondi: il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).

I 378,5 miliardi di euro erogati dalla PAC 2021-2027 mirano, oltre che ad assicurare il sostegno a un reddito adeguato per gli agricoltori, la sicurezza alimentare e i mezzi di sostentamento nelle zone rurali, anche a difendere l’ambiente dai danni e dai cambiamenti climatici, che possono anch’essi avere ripercussioni dirette sulla produzione agricola (in caso, ad esempio, di condizioni meteorologiche estreme).

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Come al solito, però, tra le buone intenzioni e le buone pratiche ci sono ettari di separazione. Di chi è la responsabilità? Per la Corte dei conti europea è evidente sin dal titolo della relazione speciale n°20 del 2024, che reca la dicitura “Piani della politica agricola comune – Più verdi ma non all’altezza delle ambizioni dell’UE in materia di clima e ambiente”.

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La PAC è migliorata ma non basta

“L’impostazione della politica agricola comune è migliorata sotto il profilo ecologico. Tuttavia, rispetto al passato, non abbiamo riscontrato differenze sostanziali nei piani agricoli degli Stati membri”, ha dichiarato Nikolaos Milionis, il membro della Corte dei conti europea responsabile dell’audit. “La nostra conclusione è che le ambizioni climatico-ambientali dell’UE non trovano sponda a livello nazionale e che mancano, inoltre, elementi chiave per valutare la performance ecologica”.

La nuova PAC ha introdotto maggiori condizioni per ottenere i fondi dell’UE, offrendo nel contempo agli Stati membri maggiore flessibilità nell’applicazione di determinate norme. Ha poi istituito i regimi ecologici, che premiano le pratiche benefiche per il clima, l’ambiente e il benessere degli animali, e ha riconfermato le misure di sviluppo rurale; in entrambi i casi ha previsto l’obbligo, assolto da tutti gli Stati membri, di assegnare una percentuale minima di fondi alle misure climatico-ambientali. Tuttavia, rispetto al periodo precedente, la Corte non ha riscontrato un miglioramento sostanziale dei piani PAC sotto il profilo ecologico. Inoltre, in risposta alle proteste degli agricoltori tra il 2023 e il 2024 sono stati allentati alcuni requisiti di condizionalità (come la rotazione delle colture per migliorare la qualità del suolo, ora divenuta facoltativa) e, pertanto, l’impatto verde dei piani potrebbe essere ancora inferiore.

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La Corte ha inoltre rilevato che i piani PAC non sono ben allineati al Green Deal, che pure rappresenta una delle principali politiche dell’UE a favore del clima e dell’ambiente. Ad esempio le norme non impongono agli Stati membri di includere nei rispettivi piani agricoli una stima dei contributi della PAC ai valori-obiettivo del Green Deal. A giudizio della Corte, l’aumento dei terreni coltivati con metodi biologici è l’unico obiettivo misurabile; peraltro, sarà molto difficile raggiungere il valore fissato dal Green Deal a questo riguardo per il 2030. Stando all’analisi della Corte, il conseguimento degli obiettivi del Green Deal dipende in larga misura da azioni che esulano dalla PAC.

Gli auditor segnalano poi che il quadro di monitoraggio per verificare la performance ecologica della PAC è stato semplificato, ma manca di elementi chiave (ad esempio, la mera comunicazione delle azioni intraprese per ridurre le emissioni non è indicativa di una loro riduzione effettiva). La Corte raccomanda pertanto di rafforzare il quadro, in particolare definendo con chiarezza valori-obiettivo e indicatori di risultato che misurino i progressi compiuti.

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Le risposte della Commissione europea

Come per ogni relazione della Corte dei conti europea è possibile consultare anche le risposte della Commissione europea. Una circostanza ancor più utile in questo specifico caso perché in sostanza anticipa la direzione che il nuovo corso di Ursula von der Leyen vorrà intraprendere. Tra le righe si percepisce, come già era avvenuto nella primavera del 2024 poco prima delle elezioni di giugno, la volontà di non scontentare gli agricoltori e di non sollecitare eccessivamente gli Stati membri, responsabili del suo secondo mandato.

“Per la prima volta nella storia – scrive la Commissione – i due fondi della PAC (FEAGA e FEASR) e la maggior parte degli strumenti di intervento sono oggetto di una programmazione strategica, basata sulle esigenze, che persegue obiettivi specifici comuni e una serie di valori-obiettivo quantificati comuni per valutare l’efficacia dell’attuazione della strategia di intervento. Questa novità ha messo ancor più in evidenza la complessità e i compromessi tra i vari obiettivi specifici relativi alle tre dimensioni della sostenibilità su cui la PAC produce risultati, vale a dire la dimensione economica, quella ambientale e quella sociale”.

Vengono poi elencati e spiegati i cambiamenti introdotti nella PAC. “La condizionalità è stata trasformata in condizionalità rafforzate ed è stata notevolmente migliorata, tra l’altro includendo disposizioni riguardanti il precedente pagamento per l’inverdimento nella serie di condizioni di base che tutti gli agricoltori beneficiari del sostegno della PAC devono soddisfare. In altre parole, le condizioni e le pratiche di base che nel periodo 2014-2022 erano premiate in modo specifico (ad esempio, la diversificazione delle colture, il mantenimento di prati permanenti, le superfici non produttive) rientrano ora nello scenario di base. I livelli di ambizione dei regimi volontari di sostegno agroambientale ne risultano automaticamente innalzati, dal momento che devono andare oltre lo scenario di base”.

Infine la Commissione sceglie di accogliere totalmente la prima raccomandazione della Corte dei conti, cioè “promuovere gli scambi di buone pratiche verdi nei piani agricoli nazionali” e invece di accogliere parzialmente le altre due raccomandazioni. In una la Corte suggeriva: “nella relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sul contributo dei piani agli impegni dell’Unione in materia di ambiente e clima prevista entro il 31 dicembre 2025, la Commissione dovrebbe includere stime quantificate del contributo dei piani al conseguimento degli obiettivi del Green Deal”, mentre per la Commissione “una quantificazione significativa del contributo dei piani strategici della PAC al conseguimento degli obiettivi del Green Deal è molto difficile e non può essere garantita per tutti gli obiettivi dell’UE”; la Commissione pertanto quantificherà il contributo dei piani strategici della PAC agli obiettivi del Green Deal europeo soltanto per quanto riguarda le emissioni di gas a effetto serra. Nell’altro caso la Corte invitava la Commissione ad accogliere le indicazioni emerse dalla relazione anche per il periodo della PAC successivo al 2027; una richiesta che la Commissione promette di valutare nella fase dell’ideazione ma che sostanzialmente respinge perché “la Commissione non è in grado di giudicare anzitempo il contenuto di proposte legislative future”.

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