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lunedì, Novembre 11, 2024

Belli e profumati con ingredienti di scarto: ecco la nuova cosmesi circolare

L’European Chemical Agency ha proposto una restrizione all’uso di microplastiche, che si trovano anche nei prodotti di cosmesi e nei detersivi per la casa. Il processo di adeguamento delle aziende sarà però lungo. Le alternative esistono già, e sono mappate nell’Atlante Italiano dell'Economia Circolare

Caterina Ambrosini
Caterina Ambrosini
Laureata in Gestione dell’ambiente e delle risorse naturali presso la Vrije Universiteit di Amsterdam con specializzazione in Biodiversità e valutazione dei servizi forniti dall'ecosistema. Da inizio 2020, collabora con l’Atlante Italiano dell’Economia Circolare nel lavoro di mappatura delle realtà nazionali e nella creazione di contenuti.

Quando si acquistano prodotti di cosmesi e detersivi per la cura della casa è importante considerare la propria salute ma anche quella dell’ambiente. Quello che mettiamo sulla nostra pella non deve essere nocivo, e ciò che invece verrà lavato via e finirà negli scarichi dell’acqua non può creare un problema ambientale. Recentemente la sezione ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) ha rinvenuto fino a oltre il 90% di microsfere e altri ingredienti plastici in diversi prodotti per la cura della persona come deodoranti, bagnoschiuma, creme, lucidalabbra, trucchi e prodotti per bambini. In pratica tutte le categorie che troviamo più comunemente in ogni bagno di casa. Parliamo quindi di ingredienti che non solo vengono a contatto diretto con la nostra pelle ma che, quando risciacquati, inquinano le acque reflue non sempre poi trattate in impianti dedicati.

Il problema delle microplastiche intenzionalmente aggiunte a prodotti immessi nel mercato è stato affrontato a livello europeo dall’European Chemical Agency (ECHA) che ha proposto una restrizione importante che potrebbe prevenire il rilascio di 500mila tonnellate di microplastiche nell’ambiente in un periodo di 20 anni. Ad oggi si stima che in Europa ogni anno sono utilizzate circa 145mila tonnellate di microplastiche, principalmente nei prodotti sotto il mirino dell’agenzia come cosmetici, detergenti domestici e industriali, prodotti per le pulizie: molti settori industriali sono quindi avvisati sulla necessità di dover cambiare passo.

Esistono alternative amiche dell’ambiente a sostituzione di questi ingredienti inquinanti, e oltre alla possibilità di utilizzare fonti naturali sostenibili (anche qui è importante avere un occhio sul tipo di risorse e sulla provenienza), è spesso proprio negli scarti dell’industria agroalimentare o nei prodotti post-consumo che si nascondono delle risorse con ancora grandissime potenzialità da poter sfruttare in diversi settori.

Ecco alcuni esempi tratti dall’Atlante italiano dell’Economia Circolare.

Gli scarti che curano le persone

Un percorso di economia circolare che vuole valorizzare i prodotti e il territorio è Lavandula, laboratorio di ricerca e sviluppo di cosmesi naturale nel Cilento dove piante officinali e aromatiche spontanee del territorio, sottoprodotti della filiera agroalimentare locale e antiche ricette cosmetiche diventano gli ingredienti chiave per creare una linea per la cura della persona. Il legame con il territorio è molto forte: Lavandula vuole far conoscere al mondo un territorio ancora poco esplorato tramite i suoi prodotti ispirati alla natura, la tradizione e la cultura. E ha deciso di farlo affacciandosi al mondo sempre in maggior espansione dei by-products, ovvero prodotti formulati con ingredienti di scarto. Spesso lo scarto della filiera agroalimentare è ricco di componenti di alto valore che possono essere riutilizzati nel mondo della cosmesi per le loro proprietà uniche: si parla quindi oltre che di un’alternativa economica ai più comuni principi attivi, di ingredienti attenti alla salute dell’ambiente e della nostra pelle.

Lo scarto che per le aziende agroalimentari risulta sempre essere un peso, tra oneri economici e ambientali, può essere trasformato in una fonte di molecole applicabili a diversi settori come proprio quello della cosmesi.  Il rifiuto è trasformato in risorsa dal laboratorio di Lavandula in collaborazione con l’azienda Raimo, specializzata nel campo della trasformazione agroalimentare, che unendo le forze hanno dato vita alla linea circolare Artichoke. Si tratta di prodotti per la cura della persona formulati con principi attivi ricavati dai residui della lavorazione del carciofo: crema viso, latte corpo e sapone naturale dove la ricerca ha saputo valorizzare quello che sarebbe stato un rifiuto. Con questa linea si sfida l’economia lineare e si valorizza il territorio, la produzione artigianale locale e gli scarti per produrre cosmetici di qualità. Alcune delle attività di ricerca sono portate avanti nei laboratori messi a disposizione dal Dipartimenti di Chimica e Biologia dell’Università degli Studi di Salerno, sottolineando il forte legame con il territorio campano, e l’azienda promuove anche la creazione di un network di ricercatori, studenti e professori per lo scambio di idee e la formulazione di nuovi progetti.

Reinventarsi con gli oli post-consumo

C’è poi chi oltre alla cura del corpo, ha deciso di mettersi in gioco nel mondo dei prodotti per le pulizie, con un’occhio alla circolarità. Oltre a un’attenzione verso la scelta delle materie prime naturali, un’etica e dei valori orientati all’ecologia, Tea Natura, realtà di Ancona, ha deciso di dare spazio alla valorizzazione degli scarti, in questo caso degli oli post-consumo. Nasce così la linea Ri-Detersivo, che con detersivi per lavatrice, sgrassatori e saponi solidi per bucato, permette di dare seconda vita a oli alimentari post-consumo molto spesso dispersi nell’ambiente con conseguenze gravissime per l’ecosistema e per l’uomo. In questo modo si reimmette nel mercato qualcosa che può ancora avere una funzione importante nel comparto produttivo: con circa 1 chilogrammo di olio esausto è possibile ottenere 17 kg di Ri-detersivo costituito con il 50% del tensioattivo (sostanze utilizzate nei detergenti) proveniente da oli di scarto che vengono accuratamente filtrati, deodorati, chiarificati e infine trasformati in sapone.

Come per  molte altre categorie di rifiuto che necessitano di un trattamento specifico, considerare gli oli post-consumo una risorsa potrebbe disincentivare la dispersione nell’ambiente e anche ridurre i costi legati al suo smaltimento. Tea Natura inoltre sostituisce in questa linea oli comunemente esportati da paesi lontani con una risorsa che può facilmente essere trovata sul territorio senza problemi di un possibile esaurimento. Scegliere prodotti di questo tipo, che per di più Tea Natura fornisce anche in confezioni per la vendita alla spina, sono un piccolo passo verso una vita a basso impatto.

Tea Natura ha inoltre anche pensato per alcuni suoi prodotti di rinunciare all’imballaggio prediligendo soluzioni in versione solida o confezioni di grandi dimensioni per acquistare il prodotto alla spina riutilizzando i flaconi che si hanno a casa e risparmiando all’ambiente un pò di plastica inutile. Nel caso in cui non sia possibile la scelta solida o alla spina, Tea Natura si affida a plastica Braskem da canna da zucchero o flaconi in PET rigenerato proveniente dal recupero di bottiglie di acqua minerale.

© Riproduzione riservata

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