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venerdì, Novembre 15, 2024

5.000 anni di storia e riciclabile all’infinito. Ecco perché il 2022 è l’anno Onu del vetro

Quando si parla di economia circolare, alcuni materiali vengono citati con maggiore frequenza e, tra di essi, troviamo sicuramente il vetro. Ciò avviene per le caratteristiche intrinseche di questo materiale, che ne fa uno dei più sostenibili e più adatti al riciclo

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

Quando si parla di economia circolare, alcuni materiali vengono citati con maggiore frequenza e, tra di essi, troviamo sicuramente il vetro. Perché il vetro è così sostenibile? Cosa c’entra con l’economia circolare? Di cosa è fatto? Perché l’Onu ha deciso di dedicargli addirittura un anno? Per rispondere a tante domande abbiamo deciso di realizzare una serie di approfondimenti sul tema.

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2022 anno internazionale del vetro. Ecco perché e chi lo ha indetto

Il 2022 è stato dichiarato dall’Onu l’anno internazionale del vetro. Nella sua risoluzione (A/RES/75/279),  l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ribadito che “il 2022 sottolineerà il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella nostra società , mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire meglio dall’epidemia di coronavirus”.

Assovetro ha sottolineato che quello dell’Onu è un riconoscimento importante per un materiale che primeggia nel settore dell’economia circolare. In Italia il riciclo del vetro, nel 2020, ha raggiunto il 79% (l’anno precedente era il 77%) e quindi un risultato ben al di sopra del target europeo del 75% fissato per il 2030. L’impegno dell’industria è arrivare al 90% agendo su raccolta, trattamento e riciclo.

Per comprendere l’importanza di questo risultato basti pensare che negli Usa la raccolta differenziata del vetro si attesta intorno al 33% e che l’obiettivo che si vorrebbe raggiungere è del 50% (e quindi quasi 30 punti sotto l’attuale livello del Belpaese) che in termini ambientali comporterebbe benefici assimilabili a 300 mila automobili tolte dalla strada.

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Di che cosa è fatto il vetro

Il vetro nasce da una miscela di minerali facilmente recuperabili. Il principale è la silice che tutti noi conosciamo perché è l’elemento di cui è composta la sabbia. Esso infatti fonde ad alte temperature per poi solidificarsi quando si raffredda. Per consentire la lavorazione del vetro sono presenti poi altri minerali quali il carbonato di sodio e il carbonato di calcio.

La curva di viscosità, dallo stato fluido a quello solido, è direttamente variabile in funzione della temperatura. A seconda delle miscele vetrificabili e delle lavorazioni, si possono ottenere vetri con diverse caratteristiche e differenti proprietà meccaniche per rispondere alle più disparate esigenze. Ad esempio, per rompere un cubo di vetro di 1 cm di lato occorre un carico dell’ordine di 10 tonnellate e, allo stesso tempo, può avere applicazioni per le quali sono richieste capacità di flessione ed elasticità.

Vetro, 5.000 anni di storia

Oggi, per vincere le sfide poste dalla modernità e della sostenibilità, risultano fondamentali   le caratteristiche di un materiale con una storia lunga circa 5.000 anni. Pensate che i primi reperti in vetro risalgono all’antica Mesopotamia. I primi manufatti consistevano in ornamenti come perle, ai quali seguirono piccoli recipienti.

Nel mondo romano questo materiale trovò poi una fiorente industria e un rapido sviluppo delle tecniche di lavorazione che portarono alla creazione di manufatti in vetro soffiato e già a quei tempo la raccolta dei rottami e il riciclo erano pratiche assai diffuse. Da allora la storia del vetro si è sviluppata nei secoli senza soluzione di continuità. Pensiamo, ad esempio, ai mastri vetrai veneti del Medioevo le cui opere rimangono ancora oggi un punto di riferimento mondiale per bellezza.

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Cosa vuol dire che il vetro è riciclabile all’infinito

Il vetro è riciclabile potenzialmente all’infinito. Cosa vuol dire? Tale materiale non muta le sue caratteristiche chimico-fisiche durante il riciclo e quindi non subisce né una perdita di massa, né una mutazione delle proprie qualità.

Immaginiamo di avere un chilogrammo di rottami come, ad esempio, pezzi di un barattolo usato per le conserve sott’olio: dal riciclo degli stessi potremmo ottenere un chilogrammo di nuovi manufatti in vetro. Oltre a non subire una mutazione delle proprie qualità fisiche, il vetro non degrada e quindi, per avere la stessa quantità di prodotto partendo dal riciclo, non sarà necessario effettuare un’integrazione delle materie prime vergini.

Astrattamente, in perfetta attuazione dei principi dell’economia circolare, si potrebbe replicare il riciclo del vetro all’infinito. Queste caratteristiche virtuose dei materiali permanenti sono state sottolineate in passato anche da parte della Commissione del Parlamento europeo per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) in relazione al pacchetto sulla circular economy. Come si legge infatti nel parere ITRE del 20 ottobre 2016 in merito alle modifiche di proposta di direttiva 94/62/CE sugli imballaggi ei rifiuti di imballaggio, “ove possibile, gli Stati membri dovrebbero incentivare l’uso di materiali permanenti che hanno un valore superiore per l’economia circolare in quanto possono essere classificati come materiali che possono essere riciclati senza perdita delle loro intrinseche qualità, indipendentemente da quante volte il materiale in questione venga riciclato”.

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Perché il riciclo del vetro è un processo sostenibile

Anche se parliamo in continuazione dell’importanza del riciclo è bene ricordare che non tutti i  materiali sono riciclabili e, tra essi, il tasso di recupero di materie prime seconde e le tipologie di utilizzo delle stesse possono variare enormemente. Anche sotto questo punto di vista il vetro è un materiale estremamente virtuoso: è infatti riciclabile potenzialmente all’infinito. Il vetro – insieme ad acciaio e alluminio – viene infatti definito materiale permanente.

Se riuscissimo ad avere una filiera di raccolta perfetta in termini quantitativi e qualitativi (ad esempio per colore), quello del vetro potrebbe essere un sistema a circuito chiuso che non richiederebbe l’acquisto di nuove materie prime. L’industria dei materiali permanenti consente infatti di ridurre la dipendenza dalle industrie estrattive, ma non solo. Come riporta il Coreve – Consorzio per il riciclo del vetroper produrre 100 kg di manufatti di vetro sono necessari 117 kg di materie prime vergini sostituibili con 100 kg di rottami di vetro.

Per lavorare il vetro, un altro elemento fondamentale è quello energetico. Consuma meno energia lavorare utilizzando materie prime o vetro da riciclare? Senza alcun dubbio vince la seconda ipotesi. “Il risparmio diretto conseguibile con l’impiego del 10% di rottame “pronto al forno” come mps (materia prima seconda) – rileva il Coreve – è pari al 2,5% (fino al 3%, ndr.), dei consumi energetici totali necessari per la trasformazione chimica e la fusione del vetro. L’uso del rottame in sostituzione delle materie prime vergini ha permesso, nel solo 2019, un risparmio di energia diretta e indiretta, ha consentito di risparmiare energia equivalente a 2,5 milioni di barili di petrolio”. Pensiamo quindi quanto sia rilevante, dal 2021, con il costo dell’energia in crescita.

L’altro risparmio in termini ambientali è relativo alla riduzione della CO2: utilizzando materie prime seconde al posto delle materie vergini è necessario un minor impiego di combustibile e si registra inoltre la mancata decomposizione della parte delle materie prime costituite dai carbonati”Per capirne l’importanza, nel 2019, il riciclo del vetro ha evitato l’emissione in atmosfera di oltre 2,2 milioni di tonnellate di CO2, corrispondenti a quelle assorbite da una foresta più vasta del territorio di una regione come la Puglia.

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Come si può migliorare la circolarità del vetro

Se, già ad oggi, è alta la percentuale di riciclo in Italia e in Europa, dobbiamo porci obiettivi più ambiziosi. Secondo la Federazione europea dei produttori del vetro (Feve) che riunisce dodici federazioni europee che rappresentano produttori di vetro, trasformatori, brand, organizzazioni per il recupero degli imballaggi, è possibile “chiudere il cerchio” puntando al target del 90%

Non bisogna però limitarsi alla quantità: un ulteriore passaggio può riguardare una raccolta differenziata per colore che consenta di differenziare il vetro trasparente da quelli verdi, blu o marroni. Come rileva Zero Waste Europe, un altro aspetto virtuoso da valorizzare  – in una filiera corta e locale – è poi quello del riutilizzo  che però richiederebbe filiere di deposito su cauzione (Deposit Return Schemes, DRS) per facilitare la raccolta e la possibilità di ridurre l’impatto allungando il ciclo di vita del contenitore.

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