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domenica, Maggio 12, 2024

Come può l’industria degli imballaggi di vetro correre veloce per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione

L'industria del vetro è un'eccellenza italiana e ha già realizzato passi significativi per ridurre il proprio impatto ambientale. Ecco come intende ulteriormente migliorare: dal riciclo all'efficienza passando per l'ecodesign. Con la consapevolezza che è necessario un quadro normativo chiaro e duraturo

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

L’industria italiana del vetro, simbolo del Made in Italy e leader europeo nella produzione di contenitori, si confronta con l’urgente necessità di decarbonizzazione. Come raccontato in occasione dell’evento “Il vetro e la sfida della Transizione Ecologica” organizzato da Assovetro, l’associazione che rappresenta gli industriali di questo comparto, l’industria vetraria nazionale ha già realizzato passi significativi, testimoniati da una riduzione notevole delle emissioni di CO2 grazie all’uso del rottame di vetro.

Ma tutto ciò non è ritenuto oggi un punto di arrivo.

Come portare avanti la transizione ecologica nel settore del vetro

Se si vuole fronteggiare con determinazione la sfida climatica, è necessario attuare strategie concrete di transizione energetica in maniera innovativa e multidirezionale e questo deve avvenire in ogni filiera.

Nel caso dell’industria dei contenitori di vetro cosa si può fare? Questa domanda non nasce oggi e già da tempo sono diverse le imprese del settore che hanno investito in ottica circolare. Tra le azioni che stanno portando risultati concreti vi è l’incremento dell’uso di energie rinnovabili, l’adozione di nuovi combustibili, nonché la sistematica riduzione dell’impronta di carbonio lungo tutta la catena del valore. In questo contesto, interventi mirati come l’alleggerimento del vetro e l’impiego intensivo di materiale riciclato diventano le pietre miliari di un cambiamento sempre più tangibile.

Vediamo di approfondire.

Il consumo degli imballaggi di vetro cala. Ecco il perché

La produzione dei contenitori di vetro per cibi e bevande è in calo. La produzione di vetro cavo – dopo anni di costante crescita – nel 2023 è scesa del 5,3%.

Il motivo non riguarda la qualità dell’imballaggio, né le preferenze dei consumatori. Ma dipende dal perdurare della crisi geopolitica, dell’inflazione e conseguenzialmente di quella economica che hanno fatto registrare un calo dei consumi in Italia e in generale in Europa.

Considerando che la pianificazione dei contenitori standard lavora con circa 3 – 4 mesi di anticipo, cambiamenti così repentini finiscono per rendere più complesso il lavoro prospettico delle aziende di settore. Essendo l’Italia il primo produttore in Europa per contenitori di vetro con 28 stabilimenti distribuiti lungo la penisola (su 148 europei), il nostro Paese risulta essere fortemente sensibile a tali mutazioni di mercato.

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Industria del vetro: sempre più ecosostenibile

Ad andar giù, ma stavolta è una buona notizia, sono anche le emissioni di CO2 legate alla produzione del vetro cavo. I dati sono stati raccolti nel Rapporto di Sostenibilità 2023. Grazie alla crescente filiera della raccolta differenziata e del riciclo e all’incremento dell’uso di rinnovabili si stima che nel 2022 siano state di 1.042.295 tonnellate le emissioni dirette risparmiate.

Tra il 2016 e il 2022 poi, si è segnata una riduzione delle emissioni di NOX del 41%, di quelle di SOX del 49% e delle polveri del 53%. Anche i consumi idrici hanno registrato nel 2022 un calo del 39% rispetto al 2016 (addirittura del 7,2% tra il 2021 e il 2022), anche attraverso un importante contributo del recupero.

Comparto del vetro: quali sono gli step per la decarbonizzazione

In cosa bisogna investire per decarbonizzare l’industria del vetro? Le risposte provengono già da una serie di buone pratiche poste in campo dalle aziende italiane.

Più rinnovabili ed efficienza

Tra le materie prime “invisibili” della produzione del vetro vi è l’energia. Incrementare la quota verde è quindi uno degli step fondamentali. La percentuale di energia rinnovabile sul totale dei consumi, autoprodotta o acquistata dal settore, ha rappresentato oltre l’11% nel 2022 (+1% rispetto all’anno precedente).

Un esempio italiano in tale direzione è l’impianto di Fossalta di Portogruaro alimentato ad energia rinnovabile prodotta dall’impianto a biomassa di Zignago Power che rifornisce quasi il 100% dell’elettricità consumata dalla vetreria e copre circa il 38% del fabbisogno di energia elettrica del Gruppo. La centrale di Zignago Power di Fossalta di Portogruaro, di tipo termoelettrico, utilizza, quale combustibile, biomassa di scarto (residui di potatura, scarti di segheria ecc.) e di filiera corta. Inoltre recupera parte dell’energia termica dei fumi di combustione per produrre acqua calda edanche per alimentare una rete di teleriscaldamento.

Da citare anche quanto portato avanti nello stabilimento O-I di Villotta di Chions ove ha preso il via un progetto di utilizzo dell’ossigeno nei suoi due forni fusori, la cosiddetta tecnologia oxy-fuel, che consente di aumentare l’efficienza energetica utilizzando l’ossigeno. Questa nuova tecnologia ha permesso una riduzione del consumo di energia superiore al 38% e delle emissioni di circa l’80%.

Altre innovazioni hanno interessato lo stabilimento vetrario, come il riutilizzo “circolare” del calore proveniente dai fumi in grado di preriscaldare il rottame di vetro delle raccolte differenziate prima di immetterlo nei forni di fusione.

Imballaggi più leggeri

Un’altra risorsa è quella che dipende dall’ecodesign che consente di ristudiare le forme di bottiglie e vasetti per diminuirne il peso, senza compromettere la funzionalità. Le bottiglie di vino ad esempio hanno ridotto in media il loro peso del 12% negli ultimi 10 anni, richiedendo minor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di CO2, anche in relazione ai trasporti.

Il Gruppo Verallia lavora per realizzare prodotti super leggeri e a minore carbon footprint e ha da poco lanciato sul mercato la bottiglia Bordolese più leggera di sempre (300 grammi). Un progetto che utilizza strumenti di modellazione all’avanguardia per prevedere la resistenza meccanica della bottiglia.

Il riciclo fa la differenza

Il riciclo è e sarà sempre uno dei fattori determinanti: l’utilizzo del rottame di vetro – possibile solo laddove la filiera della raccolta differenziata sia di qualità – è arrivato all’85/87% di media (potenzialmente potrebbe arrivare al 100%) nella produzione delle bottiglie scure. In termini di risparmio ambientale, l’utilizzo di una tonnellata di rottame consente di risparmiare 0,67 tonnellate di CO2).

Il vetro scuro è più ecosostenibile

Lo sapevi che la maggior sostenibilità del packaging del vetro passa anche dal colore? Se tutti i forni italiani che producono bottiglie chiare (che utilizzano una minor quantità di rottame perché dallo scuro è più difficile realizzare il chiaro) passassero al vetro scuro le emissioni di CO2 diminuirebbero di circa l’8%. Per produrre, ad esempio, una bottiglia di vetro bianco, si possono utilizzare rottami di vetro solo per un 30/35% contro l’85/97% della bottiglia di birra scura che anzi potenzialmente potrebbe arrivare al 100%.

Un quadro normativo-regolatorio chiaro e duraturo e sistemi incentivanti

Cosa manca al comparto vetro per essere ancora più green? A rispondere a questa domanda è stato Marco Ravasi, presidente di Assovetro.

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Le soluzioni tecnologiche per un cambio di paradigma energetico ci sono ma non basta, occorre definire un quadro normativo-regolatorio chiaro e duraturo, con adeguati sistemi incentivanti che rendano sostenibili gli investimenti per le aziende. Altri paesi, per facilitare la transizione energetica della propria industria energivora, hanno varato piani di supporto economico: la Germania, ad esempio, con i ‘ contratti di protezione del clima’ e gli Usa con sovvenzioni per 6 miliardi di dollari. Le aziende del vetro stanno facendo la loro parte. Il nostro report di sostenibilità ci dice che il 68% del campione esaminato ha formalizzato una roadmap di decarbonizzazione al 2030 e 2050 e molte vetrerie stanno già attuando importanti cambiamenti sia nel campo dei processi industriali che dei prodotti”.

© Riproduzione riservata

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