fbpx
domenica, Maggio 12, 2024

Con Urban Re-Tree le potature del verde pubblico diventano oggetti di design

Recuperare il legno urbano e i cartoni usati destinati alla discarica promuovendo la progettazione partecipata di complementi di arredo, mettendo insieme studenti universitari e delle scuole superiori, e persone svantaggiate. Ecco il progetto Urban Re-Tree

Sara Dellabella
Sara Dellabella
Giornalista freelance. Attualmente collabora con Agi e scrive di politica ed economia per L'Espresso. In passato, è stata collaboratrice di Panorama.it e Il Fatto quotidiano. È autrice dell'ebook “L'altra faccia della Calabria, viaggio nelle navi dei veleni” (edizioni Quintadicopertina) che ha vinto il premio Piersanti Mattarella nel 2015; nel 2018 è co-autrice insieme a Romana Ranucci del saggio "Fake Republic, la satira politica ai tempi di Twitter" (edizione Ponte Sisto).

Bullicante Leggerezza è un leggio realizzato con cartoni provenienti da Pigneto; Basaglia è una lampada realizzata con il legno delle potature di Santa Maria della Pietà (ex manicomio di Roma); Castelli Rotanti è una libreria creata con gli imballaggi donati da negozianti dei Castelli Romani. Questi sono i prodotti realizzati grazie al progetto Urban Re-Tree – Turn waste into design che ha l’ambizione di donare una nuova vita a materiali considerati di scarto.

“L’idea nasce dal fatto che purtroppo nelle grandi città quando viene fatto un lavoro di manutenzione arborea, quegli alberi, vengono considerati rifiuto”, spiega Paolo Masini, il Presidente dell’Associazione Mamma Roma e i suoi figli migliori. “Noi invece – aggiunge – abbiamo pensato che possano essere riutilizzati facendo un lavoro su due binari: da un lato, sociale, creativo e professionale e dall’altro dal punto di vista giuridico. Ci stiamo muovendo per una legge europea, ma a livello locale tutto può essere superato con accordi tra amministrazioni locali e chi si occupa dello smaltimento”.

Cosa dice la legge?

Ma oggi come viene considerato il legno derivante dalla potatura? “Esiste un problema a livello di disciplina europea che fa una distinzione netta tra gli sfalci e le potature che derivano dall’attività agricola e quelli che derivano da altre attività. Le prime che possono essere reimpiegate per altre attività agricole e sono esclusi dalla disciplina dei rifiuti – spiega Andrea Farì, Docente di Diritto dell’Ambiente di Roma Tre – mentre quelli che derivano dagli sfalci e potature urbane sono considerati rifiuti. L’Italia ha approvato a inserire nella direttiva comunitaria anche gli sfalci e potature urbane, ma questa difformità è stata segnalata con disciplina di infrazione e il nostro Paese ha dovuto cambiare più volte la normativa. In effetti, può sembrare assurdo perché se io taglio un pino a Villa Borghese o in un bosco, quello che ne ricavo è sempre legno di pino”.

Leggi anche: Vecchi tessuti e tradizioni tornano in vita grazie a Tèssere

Come nasce Urban Re-Tree

L’iniziativa nasce dall’esigenza di donare una nuova vita al legno urbano e ai cartoni da imballaggio, oggi considerati dalla legge materiale di scarto e per questo non riciclabile, abbattendo così i costi sociali, ambientali ed economici derivanti dal loro conferimento in discarica. Solo a Roma, infatti, in un anno, il 30% dei rifiuti urbani è costituito dal legno e dai suoi derivati.

Urban Re-Tree, inoltre, ha l’obiettivo di mettere questi materiali a disposizione di associazioni focalizzate nel reinserimento nel mondo lavorativo di soggetti in condizioni di necessità, attraverso l’apprendimento di un mestiere e, nello stesso tempo, contribuire concretamente a diffondere nelle scuole una cultura della sostenibilità anche attraverso l’uso di nuove tecnologie.

Gli studenti del Dipartimento di Architettura di Roma Tre preparano i prototipi di oggetti di design e nell’insegnamento peer to peer tramite l’attuazione di percorsi di alternanza scuola lavoro per gli studenti delle scuole superiori aderenti alla rete delle scuole Green. Ve ne sono 40 a Roma, 80 nel Lazio e circa 800 in tutta Italia che hanno un focus specifico sui temi ambientali. La forza del progetto è tutta nella collaborazione con vari soggetti e a vari livelli, capace così di attivare percorsi virtuosi intorno a quello che altrimenti sarebbe definito solo uno scarto. Della realizzazione degli oggetti di design si occupa la Falegnameria sociale K_Alma, già censita nel nostro Atlante e di cui ci siamo occupati recentemente nella sezione “storie”.

“Abbiamo presentato recentemente il progetto al Maxxi, invitando anche la neo assessora al Comune di Roma, Sabrina Alfonsi, che ha valutato molto positivamente la nostra proposta e i nostri consigli giuridici che abbiamo redatto con giuristi esperti in diritto ambientale. – racconta ancora Masini – Si è impegnata a mettere nei prossimi capitolati una clausola per il riuso del legno urbano”.

Leggi anche: Le isole minori alla prova della circolarità. “L’auspicio è di diventare autosostenibili”

Come salvare il legno urbano

“Se nel contratto di servizio c’è scritto che quella legna va smaltita, – spiega ancora il Professor Farì – quella è un rifiuto. Per destinarlo ad altre attività deve passare per quel processo che chiamiamo End of Waste, ovvero smettere di essere un rifiuto, deve passare almeno da un’attività di selezione in un impianto autorizzato. In pratica all’interno dell’impianto una parte verrà avviata al recupero e un’altra allo smaltimento. Un rifiuto per smettere di esserlo deve passare attraverso un’attività di trattamento”.

E le associazioni come possono superare questi ostacoli normativi? “Dovrebbero usare legno che non è rifiuto, – prosegue Farì – quindi dovrebbero prenderlo dai soggetti titolari del trattamento. Oppure le amministrazioni dovrebbero, ab origine, decidere di destinare una parte di questo patrimonio arboreo a questo tipo di attività”.
In questo caso, il progetto si avvale della collaborazione di Ge. Ve. san s.r.l., una delle aziende che cura la manutenzione del verde in città per Roma Capitale.

Quali sono i prossimi progetti di Urban Re-Tree? “Nei prossimi mesi – annuncia Masini – realizzeremo un’area cani con il legno urbano e ogni prodotto che realizziamo è marchiato Urban Re-Tree e attraverso un QR Code sarà possibile leggere la sua storia e quella di chi lo ha realizzato”.

Ma l’impegno è anche quello di arrivare presto ad una legge europea sul riuso del legno che resta delle potature, degli abbattimenti talvolta inevitabili degli alberi delle nostre città e dargli una nuova vita. Perché Urban Re-Tree dimostra che da un cartone scartato può nascere un lavoro per chi ne ha bisogno, un’opportunità d’integrazione, un modello educativo e un prodotto unico e pieno di storie.

Leggi anche: Vaia due anni dopo: la rinascita passa dall’utilizzo del legno

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie