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venerdì, Novembre 15, 2024

THINK CIRCULAR!

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Redazione EconomiaCircolare.com
[di Luca Spiridigliozzi]
Ispirata ad un modello virtuoso di economia circolare e grazie ad un processo rivoluzionario, ReCO2 produce materiali per la bioedilizia riducendo drasticamente consumi di energia primaria ed emissioni in atmosfera. Thinkcircular!


Sinossi

RECO2 è una startup innovativa dall’impronta green che opera nel settore della bioedilizia. Proprietaria di un processo produttivo rivoluzionario ma, al tempo stesso, di facile applicazione, RECO2 è in grado di produrre una gamma di materiali ceramico/cementizi eco-friendly e biocompatibili. Ispirato ad un modello virtuoso di economia circolare, in cui le materie prime riciclate e quelle di scarto di altri processi produttivi vengono valorizzate attraverso un’attivazione chimica a freddo, il processo “RECO2” riduce drasticamente, rispetto ai cicli di produzione tradizionali, le emissioni di CO2 in atmosfera, il consumo di acqua e quello di energia primaria grazie alle bassissime temperature raggiunte nel corso delle diverse fasi di lavorazione. Se pensiamo, infatti, che l’edilizia convenzionale è uno dei principali responsabili dell’aumento dei consumi di energia e delle emissioni globali di gas serra degli ultimi decenni, risulta evidente che bisogna adoperarsi concretamente per coniugare la sostenibilità ambientale degli edifici, il design degli interni ed il massimo comfort abitativo possibile.
RECO2 è stata fondata da quattro giovani amici che condividono gli stessi ideali di circolarità e di sostenibilità e che sperano di coinvolgere quante più persone possibili verso un reale cambiamento. Think circular!

Spesso, un’idea di successo è frutto di una grande intuizione e di un evento fortuito che possa scatenarla. Dalla mela di Isaac Newton alla penicillina di Alexander Fleming, sono moltissimi gli esempi di come il caso possa far scattare la scintilla creativa per la nascita di qualcosa di più grande, e non solo. Anche per ReCO2, il processo di creazione che ha portato allo sviluppo di un’idea che si candida ad essere una delle best practice di un territorio, quello ciociaro della bassa valle del Sacco, martoriato da anni di inquinamento sconsiderato nasce da un’esperienza vissuta per caso dai suoi quattro founders nei dintorni del cassinate. Nel giugno 2017, infatti, Tommaso, Luca, Daniele e Désirée nel corso di un’escursione nel bel mezzo della natura assistono ad un’immagine raccapricciante e decisamente fuori luogo in un ambiente del genere: una discarica abusiva ed altamente inquinante di pneumatici abbandonati e bruciati. Di ritorno dalla passeggiata, mossi da un sentimento di rabbia e frustrazione, i quattro giovani amici si sentono in dovere di fare qualcosa per scongiurare eventuali simili visioni future e di non poter aspettare oltre. Da quel momento, Tommaso, Luca, Daniele e Désirée decidono di diventare startupper con una missione chiara ed ambiziosa: trasformare la propria rabbia ed il proprio senso civico in un’attività imprenditoriale rivoluzionaria e di successo. La strada verso la formulazione dell’attuale vision ReCO2, tuttavia, è stata disseminata di numerosi ostacoli, superati soltanto grazie ad una determinazione ferrea e ad una cieca fiducia in un futuro che possa essere davvero sostenibile.

A volte, infatti, scontrarsi con una realtà poco reattiva ai cambiamenti può essere frustrante e scoraggiante per chi, come dei giovani startupper, vorrebbe letteralmente spaccare il mondo. Quante volte sentiamo parlare di innovazione, sostenibilità e ricerca tecnologica credendo che la società stia per cambiare rotta verso nuovi criteri di azione ed autodefinizione per essere poi soltanto disillusi dai soliti scandali e dalle tristemente sconcertanti notizie che, quotidianamente, affliggono le cronache di mondiali? Da sempre, tuttavia, l’umanità è stata sì materia di contraddizioni e delusioni, ma anche di sogni e di speranze, e così, quando si tratta di mettersi in gioco per affrontare delle grandi sfide non mancano di certo le buone premesse per credere che sia in grado di risolverle. E la sfida che, ad oggi, sembra essere la più importante dei nostri giorni, deve essere necessariamente affrontata e risolta: quella della sostenibilità ambientale e della preservazione del nostro unico, caro pianeta. Sono numerosissime le implicazioni pratiche legate alla problematica ambientale ed a tutte le sue molteplici sfaccettature (dallo smaltimento dei rifiuti plastici ai consumi crescenti di combustibili fossili) ma, se pensiamo che, da solo, il settore dell’edilizia convenzionale risulta essere uno dei principali responsabili dell’aumento dei consumi di energia primaria, di acqua e delle emissioni globali di gas serra degli ultimi decenni, risulta evidente come sia fondamentale adoperarsi per ridurre l’impatto ambientale degli edifici nel corso di ogni loro fase di vita (dalla progettazione, alla costruzione, al mantenimento, alla dismissione). A tal proposito, da quando l’ecologia ha iniziato a farsi strada e a catalizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze dell’azione umana sull’ambiente, sta cominciando a diffondersi tra la gente una nuova filosofia di edilizia sostenibile, spesso etichettata con l’appellativo di bioedilizia (o greenbuilding).

La bioedilizia si prefigge di ridurre i consumi di energia e di emissioni climalteranti in atmosfera puntando a realizzare edifici a basso impatto ambientale che siano contemporaneamente in grado di garantire il massimo grado di benessere e comfort abitativo alle persone che li abitano. Il cardine attorno al quale si sviluppa l’essenza della bioedilizia nasce dalla necessità di sviluppare un approccio sostenibile mosso dal riconoscimento dell’esauribilità delle risorse del nostro pianeta e della necessità di rispettarne i delicati equilibri ecosistemici. Per far ciò, la bioedilizia guarda al ciclo di vita di un edificio come un armonico susseguirsi di fasi interconnesse, dall’estrazione delle materie prime che saranno successivamente trasformate e lavorate, alla progettazione e costruzione dell’edificio stesso, al suo utilizzo abituale e continuativo, fino ad una sua eventuale dismissione e demolizione con relativo recupero e riciclo di materie prime seconde. Spesso, erroneamente, infatti, si tende a considerare come consumo energetico di un edificio soltanto quello legato alla fase in cui esso è abitato, senza vagliarne i consumi accessori derivanti dalle altre fasi del suo ciclo di vita. È dunque comprensibile come la scelta dei materiali impiegati per quelle poche costruzioni davvero sostenibili sia particolarmente importante e di non immediata individuazione, in quanto tale scelta deve necessariamente prenderne in considerazione sia i processi produttivi che la loro durabilità e riciclabilità. Infine, bisogna tener conto anche della provenienza dei materiali scelti, privilegiando quelli a chilometri 0 o quelli costituiti in buona parte da materie prime seconde e/o riciclate, per ridurre ulteriormente costi ed emissioni dovute al trasporto ed alle nuove estrazioni.

Al meglio delle proprie conoscenze e capacità, questo è l’obiettivo che si prefigge di perseguire ReCO2, ispirata dai dogmi della bioedilizia e dell’economia circolare e certa che il proprio esempio possa ispirare altre simili virtuose realtà sparse per il territorio nazionale a continuare sulla strada della sostenibilità e a convincersi che, un giorno, ogni sforzo profuso per il bene comune verrà ripagato anche cento volte tanto. Coniugare sogni, sviluppo, sostenibilità e design, dunque, è possibile e sta soltanto a noi assumere con forza la responsabilità di abbracciare il cambiamento e guidare la società verso un futuro diverso da quello che i più pessimisti prospettano.

Credo che avere la Terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare” affermava Andy Warhol, artista geniale e visionario, in merito al connubio imprescindibile natura/attività umana. ReCO2 vuole far suo quest’aforisma per rappresentare concretamente la sintesi tra sostenibilità, design e prestazioni nel settore della bioedilizia. Think circular!

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