Qui a EconomiaCircolare.com non ci stanchiamo di ripeterlo: riparare è sempre meglio che comprare prodotti nuovi ed è meglio anche che riciclare. Allungare la vita dei prodotti che acquistiamo è la prima regola per creare modelli di consumo che abbiano un minore impatto sul pianeta. Ma, come abbiamo già sottolineato più volte, quando si tratta di riparazioni, le aziende produttrici non ci rendono la vita facile. Soprattutto nell’ambito dei prodotti tecnologici, il consumatore è incoraggiato a inseguire costantemente il nuovo. Le aziende fanno di tutto per farci desiderare l’ultimo modello e, anche se le differenze rispetto a quello precedente sono minime, le nuove uscite rendono immediatamente obsolete le tecnologie di appena pochi mesi prima.
Sottrarsi a questo sistema è possibile e la parola chiave è, appunto, riparare. Ma come fare per assicurarsi, già dal momento dell’acquisto, che i nostri telefonini, tablet, computer, eccetera si possano riparare e non rischino di finire in discarica al primo danno? Abbiamo messo insieme una lista di caratteristiche che rendono più o meno riparabili i nostri apparecchi, cose a cui fare attenzione già al momento dell’acquisto. Va detto, tuttavia, che per il consumatore non è facile capire se i prodotti tecnologici sono assemblati in modo da consentire la riparazione e sono pochi i produttori che esplicitamente pubblicizzano queste caratteristiche (un raro caso virtuoso è quello dell’olandese Fairphone). La responsabilità, allora, andrebbe spostata dal consumatore al produttore. È l’idea che anima le campagne per il right to repair in giro per il mondo: sono le aziende a dover garantire il diritto del consumatore a mettere le mani sul prodotto che hanno acquistato e a ripararlo, interrompendo il circolo vizioso dell’obsolescenza.
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Consiglio 1: il caso delle “case”
Una delle più sfacciate strategie attuate dalle aziende di high tech negli ultimi anni per impedire la riparazione dei prodotti è la pratica, ormai diffusissima, di non prevedere la possibilità di aprire le case, le parti esterne di telefoni, tablet e, addirittura laptop. Le componenti tecnologiche di questi prodotti, compresa la batteria, sono chiuse all’interno di involucri che non possono essere aperti con strumenti di uso comune e che quindi non consentono all’utente di fare sostituzioni e riparazioni di alcun genere, costringendoci a rivolgerci a centri specializzati anche per una banale sostituzione della batteria. Al momento dell’acquisto, quindi, è bene notare se la case è provvista di viti che ne permettono l’apertura o meno.
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Consiglio 2: viti vs colla
Viti, appunto, non colle, non solo per la case ma anche per gli elementi interni. Alcune aziende, anziché avvitare le diversi componenti fra di loro, li saldano o incollano, rendendone impossibile la rimozione senza danneggiare altre parti. Questa non è una caratteristica visibile al momento dell’acquisto ma una ricerca online può aiutare ad orientarsi tra le aziende. Va detto, inoltre, che anche le viti possono presentare delle insidie. Per esempio la Apple ha creato delle viti speciali che possono essere aperte solo con cacciaviti proprietari disponibili solo nei centri Apple.
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Consiglio 3: standard non per tutti
A incidere in maniera cruciale sulla possibilità di fare riparazioni e sostituzioni sui nostri apparecchi è la disponibilità di componenti standard. Se, infatti, le aziende immettono continuamente sul mercato componenti dalle caratteristiche diverse rispetto ai modelli precedenti, diventa difficile per l’utente trovare gli elementi compatibili con il proprio apparecchio. Per evitare il problema sarebbe sufficiente avere degli standard. Al momento dell’acquisto di un nuovo prodotto tecnologico è quindi utile verificare se l’azienda produttrice impiega hard disk, ram, modem e sensori standard che possano essere sostituiti con componenti equivalenti anche di altri marchi.
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Consiglio 4: che fine ha fatto il manuale?
Il buon vecchio manuale di istruzioni è una specie in via di estinzione ormai da diversi anni. L’idea è che l’utente possa imparare ad utilizzare gli apparecchi attraverso l’uso, più che leggendo spiegazioni teoriche. Ma che succede quando c’è un problema e l’apparecchio ha bisogno di riparazioni? Sono poche le aziende (tra queste Dell) che mettono a disposizione del pubblico i proprio manuali di istruzioni per le riparazioni e, anzi, la tendenza generale è quella di tenere queste informazioni all’interno dell’azienda e consentire le riparazioni solo ai centri autorizzati, ai costi decisi dall’azienda. In questo modo l’utente è tenuto all’oscuro di quali passaggi siano necessari per rimettere in funzione i propri apparecchi e non ha, di fatto, diritto di scelta.
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Consiglio 5: un giro su iFixit
Se l’azienda produttrice del telefono dei vostri sogni non mette a disposizione del pubblico il manuale di riparazioni, non disperate: per fortuna c’è chi lo fa al posto loro. Prima dell’acquisto, può essere utile verificare se le istruzioni per la riparazione sono disponibili attraverso altre fonti. Risorsa numero è IFixit che offre manuali di riparazione open source per decine di telefoni, computer, tablet, gaming console e altre tecnologie. Ma non è l’unica. A seconda dei prodotti, esistono decine di siti Internet che, in nome del diritto alla riparazione, offrono istruzioni dettagliate, tutorial e guide per risolvere piccoli e grandi problemi di hardware dei prodotti tecnologici, consentendovi di allungarne la vita potenzialmente all’infinito.
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