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venerdì, Dicembre 13, 2024

Economia circolare e mercati delle materie prime seconde. Studio dell’Agenzia europea dell’ambiente

Se dobbiamo riciclare sempre di più, sempre di più dovremo avere mercati delle materie prime secondarie funzionanti ed efficaci. Un report dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) analizza 8 mercati di Secondary Raw Materials e ne promuove solo tre

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Redazione EconomiaCircolare.com

L’economia circolare non può fare a meno di mercati delle materie prime ben funzionanti ed efficaci. La relazione dell’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) “Investigating Europe′s secondary raw material markets” (Indagine sui mercati europei delle materie prime secondarie) presenta una serie di criteri per analizzare il funzionamento dei mercati delle materie prime secondarie e riciclate. E un’analisi , non molto rassicurante, sugli attuali mercati delle materie prime da riciclo.

Le caratteristiche di un mercato ben funzionante

Secondo l’AEA, un mercato secondario ben funzionante ha:

– una quota significativa del mercato totale per quello specifico materiale materiale (il vetro riciclato, ad esempio, pesa sufficientemente nel mercato complessivo del veto);

prezzi che riflettono adeguatamente le interazioni domanda-offerta;

– un ambito internazionale (o quantomeno ampio) di transazioni;

– un adeguato valore economico, anche senza il supporto della politica dei rifiuti;

– solida capacità industriale di riciclaggio;

– buona disponibilità di informazioni di mercato;

– buona standardizzazione dei prodotti.

L’Agenzia europea per l’ambiente ha sottoposto a valutazione otto mercati europei di materiali secondari (alluminio, carta, vetro, legno, plastica, rifiuti organici, rifiuti da costruzione e demolizione, tessuti). La conclusione è che solo tre di essi – alluminio, carta e vetro – funzionano bene. “Questi mercati forniscono informazioni credibili e continue alle parti interessate, sono internazionali e aperti e i materiali riciclati hanno una quota di mercato significativa rispetto ai materiali primari”, osserva il rapporto.

Quanto ai mercati che non funzionano bene, i loro problemi principali sono le dimensioni ridotte rispetto alle materie prime vergini; la domanda debole e la mancanza di specifiche comuni, che riduce la qualità dei materiali per uso industriale.

“Nonostante la forte spinta politica ad aumentare il riciclaggio e la costante fornitura di riciclati che ne è derivata, il lato dell’offerta dei mercati degli specifici materiali riciclati è a rischio”, afferma l’Agezia. I problemi principali segnalati sono l’insufficienza di specifiche tecniche, come quelle previste nei criteri di fine vita dei rifiuti (end of waste) e la presenza di sostanze pericolose nei materiali riciclati.

Il lato della domanda, d’altra parte, aggiunge l’AEA, “è caratterizzato da una mancanza di fiducia nei confronti delle materie prime seconde”.

Vediamo allora più nel dettaglio, anche attraverso alcuni indicatori, alcuni dei mercati delle materie prime seconde (Second Raw Materials) analizzati dallAgenzia.

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Alluminio

Oggi, circa il 20% della domanda globale di alluminio è coperto da rottami. Il riciclo dell’alluminio copre il 36% dell’offerta europea. Stando alle stime, si prevede un aumento del 40% della domanda da qui al 2050, soprattutto per il suo utilizzo nelle auto elettriche. Per questo sarà necessario, sottolinea l’AEA, raggiungere percentuali di riciclo più elevate. Nel rapporto si stima anche che la metà della crescita della domanda della domanda potrebbe essere coperta dal riciclo. Questo anche grazie al fatto che i mercati dell’alluminio secondario, secondo l’Agenzia, corrispondono all’idea di mercati ben funzionanti e maturi: le quantità di alluminio a fine vita riciclate sono già significative; i tassi di riciclo dell’alluminio sono tra i più alti rispetto a quelli di altri materiali (in Europa sono superiori al 90% nei settori automobilistico ed edilizio e al 75% per le lattine).

Carta e cartone

Nel 2018, i 27 Stati membri dell’UE (UE-27) hanno prodotto 42,9 milioni di tonnellate di rifiuti di carta e cartone (Eurostat). La maggior parte (74%) di questi rifiuti era costituita da rifiuti di imballaggio. Nell’attuale produzione di prodotti cartacei, quasi il 50% delle materie prime consumate sono da riciclo. Il commercio dei rifiuti di carta e cartone è un’attività importante e stabile in Europa. Di tutti i rifiuti di carta e cartone generati nell’UE-27, il 24% viene esportato in Paesi terzi, il 38% viene commercializzato tra gli Stati membri dell’UE e il restante 38% viene trattato a livello nazionale. “Ciò significa – sottolinea l’AEA – che il mercato dei rifiuti di carta e cartone è piuttosto significativo e aperto”.

Vetro

Nel 2019, l’UE-27 ha prodotto 16,4 milioni di tonnellate di rifiuti di vetro: 37 kg pro capite. Di questa quantità, 32,5 kg pro capite erano rifiuti di imballaggio. Nel 2019 (ultimo anno disponibile), in Europa il 76% del vetro da imballaggio è stato riciclato. “Il mercato dei rottami di vetro ha in qualche modo il potenziale per essere un mercato ben funzionante o maturo”, affermano i ricercatori dell’Agenzia europea per l’ambiente. Se i due fattori critici relativi alla funzionalità del mercato dei materiali secondari sono le dimensioni del mercato e la qualità dei materiali, “il vetro ottiene buoni risultati in entrambi i casi. La maggior parte del vetro recuperato viene utilizzato per produrre nuovi imballaggi in vetro, e sono in vigore un sistema di gestione della qualità per le materie prime da ricicli, e criteri EoW per il rottame di vetro”.

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Plastica

I tassi di riciclaggio dei rifiuti di imballaggio in plastica variano notevolmente in Europa, con una media del 42% (2018, UE-27 e Regno Unito). L’AEA ricorda come manchino invece informazioni affidabili sui tassi di riciclaggio della plastica nei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), nei tessuti e nei veicoli fuori uso. La maggior parte della domanda di plastica proviene dal settore degli imballaggi (circa il 40%), seguito da quello dell’edilizia.

Sono diversi fattori che ostacolano la produzione di plastiche seconda vita di alta qualità:

Complessità del prodotto: i rifiuti di plastica sono spesso flussi eterogenei contenenti diversi polimeri e additivi e potenzialmente anche altri materiali (metalli, carta);

Riciclabilità: i polimeri hanno diversi gradi di riciclabilità e alcuni polimeri non possono essere riciclati nello stesso flusso di rifiuti;

Materiali pericolosi: le plastiche contengono spesso additivi, coloranti e stabilizzanti che rendono difficili i processi di riciclaggio;

Prezzo: il basso prezzo dei materiali primari e i costi di selezione e lavorazione (compresi i costi di investimento negli impianti) determinano un sovrapprezzo per i prodotti realizzati con plastiche secondarie. Inoltre, la volatilità dei prezzi dei materiali primari non consente uno sviluppo stabile del mercato dei materiali a rischio.

Una delle sfide principali, secondo le aziende che vogliono utilizzare le plastiche riciclate, è trovare volumi sufficienti e stabili di plastiche riciclate della giusta qualità.

Tutti questi fattori, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, rendono il mercato della plastica riciclata ancora immaturo. Eccezion fatta per il PET.

PET

Il polietilene tereftalato (PET) viene presentato nel report come un buon esempio di plastica con un mercato ben sviluppato. Utilizzato ad esempio nelle bottiglie per bevande, barattoli per alimenti, flaconi per shampoo e collutori, la domanda europea di PET è stata di 3,9 milioni di tonnellate nel 2017 (Plastics Europe, 2018) e nel 2017 sono state raccolte 1,9 milioni di tonnellate di bottiglie in PET (riciclate anche nei tessuti). Il contenuto medio di riciclato nelle bottiglie di PET in Europa è stato di circa l’11%. Tuttavia, il requisito sul contenuto di riciclato previsto dalla Direttiva sulle plastiche monouso (almeno il 25% della plastica contenuta nelle bottiglie per bevande deve essere riciclata entro il 2025 per le bottiglie in PET, e il 30% entro il 2030 per tutte le bottiglie) “creerà un mercato per il PET riciclato”. Secondo l’Agenzia, poi, l’elevata domanda futura di PET riciclato dovrebbe far lievitare i prezzi di quest’ultimo rispetto a quelli del PET primario. Tutti fattori che rendono questo mercato ben funzionante.

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Legno

Nell’Unione Europea, circa il 70% del legno prodotto viene utilizzato per edilizia e arredamento. La quantità di rifiuti di legno non pericolosi derivanti dall’edilizia era di circa 8,6 milioni di tonnellate nel 2018. Attualmente, circa un terzo dei rifiuti di legno viene riciclato, con grandi differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda i tassi di riciclaggio. Il resto viene smaltito in discarica o incenerito. I rifiuti di legno da imballaggio hanno rappresentato circa 13 milioni di tonnellate nell’UE-27 e nel Regno Unito nel 2017. Secondo Eurostat, la quota di materiale riciclato dai rifiuti di imballaggio in legno generati nell’UE era di circa il 31% (anno 2019). L’ obiettivo di riciclaggio per gli imballaggi in legno è fissato al 25% entro il 2025 e al 30% entro il 2030. A livello nazionale, la maggior parte degli Stati membri ha Stati membri hanno creato schemi EPR per gli imballaggi (che diventeranno obbligatorio entro il 2024).

Mentre il mercato del legno come carburante ha, secondo l’AEA, il potenziale per essere ben funzionante, i rifiuti di legno da riciclare non soddisfano pienamente i criteri di un mercato ben funzionante in termini di quantità (ad esempio, la quota di materia prima seconda rispetto al mercato totale) e la capacità industriale per la produzione di legno da riciclo.

Tessili

I prodotti tessili generano quantità significative di rifiuti. Alla fine del loro ciclo di vita, i prodotti tessili finiscono spesso tra i rifiuti generici e vengono inceneriti o avviati in discarica. Nel 2018, l’UE-27 ha prodotto 2,17 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Anche se l’Italia ha anticipato l’obbligo, la legislazione europea impone la raccolta differenziata dei prodotti tessili entro il 2025, in quanto è un prerequisito per il riciclaggio o il riutilizzo. Gli indumenti riutilizzabili sono venduti principalmente nei mercati esteri, dove vengono venduti o finiscono in discarica. I rifiuti tessili non riutilizzabili vengono spesso riciclati (ad esempio come stracci, imbottiture o isolanti) o inceneriti.

A causa delle numerose sfide tecniche nella separazione delle fibre e nella loro qualità, attualmente il riciclaggio da tessuto a tessuto è scarso. Circa l’1% dei rifiuti tessili viene riciclato in nuovi abiti, “poiché le tecnologie per il riciclaggio degli abiti in fibre vergini stanno solo iniziando ad emergere”, spiega l’AEA.

Di tutti i rifiuti tessili generati a livello nazionale (nell’UE-27), il 53% viene attualmente esportato in Paesi terzi e il 32% in altri Stati membri. Ciò significa che il mercato dei rifiuti tessili è piuttosto significativo e aperto. Tuttavia, secondo l’Agenzia, il mercato dei rifiuti tessili non soddisfa i criteri per essere un mercato ben funzionante. Mentre soddisfano i criteri relativi al commercio internazionale non soddisfa quelli relativi alle quantità (come la quota di riciclato rispetto alla dimensione totale del mercato), la capacità industriale di produrre tessuti riciclati, la stabilità della domanda e dell’offerta e la presenza di schemi di conformità, come gli schemi EPR.

Barriere e prospettive

Diverse barriere – regolamentazione e legislazione, tecnologia e qualità, capacità industriale/investimenti, fattori economici (prezzi, costi, informazioni, ecc.), concorrenza da parte dell’uso dell’energia – si incontrano lungo la catena del valore dei vari mercati delle materie prime seconde. ll rapporto dell’AEA presenta diverse opzioni per superare gli ostacoli. Tra queste: incentivi per la progettazione di prodotti più facili da riciclare; l’aumento del contenuto di riciclato nei nuovi prodotti; l’utilizzo di tasse per livellare la concorrenza sui prezzi con le materie prime primarie (dall’eco-modulazione dei contributi nei programmi di responsabilità estesa del produttore alla tassazione delle materie prime vergini o aòla riduzione dell’IVA sui materiali riciclati); estensione dell’uso degli appalti pubblici verdi; rendere più efficaci gli obiettivi di riciclaggio o estenderli a un maggior numero di materiali di scarto; un ulteriore sviluppo dei criteri per la cessazione della produzione di rifiuti (end of waste); l’ulteriore sviluppo di standard tecnici armonizzati e validi per tutta l’UE per le materie prime seconde.

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